“Godless” Pardo d’oro a Locarno 69: la prima volta della Bulgaria

È l’esordiente bulgara Ralitza Petrova, con “Godless – Bezbog”, il successore del coreano Hong Sang-Soo (vincitore un anno fa con “Right Now, Wrong Then”) nell’albo d’oro del Festival del film di Locarno. La 69° edizione del festival svizzero si è chiusa con il successo, che era nell’aria, della Bulgaria, che aveva due film sui 17 in concorso. È anche la prima vittorio del Paese balcanico in un grande festival cinematografico, che si è aggiudicato pure il derby con i più blasonati vicini romeni: “Scarred Hearts” di Radu Jude, già Orso d’argento a Berlino con il film precedente, “Aferim!”, ha avuto il premio speciale della giuria, il secondo per importanza. Il Pardo per la migliore interpretazione femminile a Irena Ivanova, protagonista di “Godless”, e per il miglior attore al polacco Andrzej Seweryn per “The Last Family” di Jan P. Matuszynski, completano il trionfo dell’Europa orientale. Se si aggiungono il premio alla regia al portoghese Joao Pedro Rodrigues per “O ornitologo” e la menzione speciale all’italo-austriaco “Mister Universo” di Tizza Covi e Rainer Frimmel, per aver “toccato il cuore” della giuria, si completa il successo europeo nel concorso principale. Nelle sezioni collaterali è l’Argentina a fare doppietta: tra i Cineasti del presente premio a “El auge del humano” di Eduardo Williams, tra le opere prime vince “El futuro perfecto” di Nele Wohlatz. Due film molto distanti eppure interessanti e meritevoli: radicale e affascinante, seppure un po’ presuntuoso, il primo, che collega varie storie da Buenos Aires alla foresta; semplice e pulito, una commedia simpatica con poche idee (una giovane cinese appena arrivata segue un corso di spagnolo e l’apprendimento si incrocia con una storia ‘amore) ma ben elaborate e portate a termine.
Nell’insieme, in un concorso complessivamente abbastanza buono, la giuria presieduta dal regista messicano Arturo Ripstein ha lavorato bene, premiando i film più meritevoli e soprattutto lasciando fuori film deludenti come tedesco “Der traumhafte Weg” di Angela Schanelec e lo svizzero-argentino “La idea de un lago” di Milagros Mumenthaler (già Pardo regalato nel 2011 con “Abrir puertas y ventanas”). Tra gli esclusi soprattutto l’altro bulgaro “Glory” di Kristina Grozeva e Petar Valchanov, che avrebbe meritato magari il premio per la protagonista Margita Gosheva. I due film bulgari, molto diversi della forma, hanno molte assonanze nei temi, nel discorso sul potere, nel racconto di una provincia di corruzione e traffici, nel passaggio dal comunismo al capitalismo continuando in piccole e grandi angherie sui comuni cittadini. “Godless” è meno pulito e meno preciso come sceneggiatura rispetto all’altro, ma è forse più nuovo, ha più forza, ha uno sguardo registico più deciso e ambizioso, è anche più da festival con un finale più furbo. Comprensibile la preferenza da parte dei giurati.
Tra i film che invece sarebbero stati bene nel palmares l’egiziano “Brooks, Meadows and Lovely Faces” di Yousry Nasrallah, il portoghese “Correspondencias” di Rita Azevedo Gomes e il giapponese “Bangkok Nites” di Katsuya Tomita.
È stato anche un concorso con tante donne e ben otto pellicole a regia femminile, comprese due coregie, e due di questi hanno avuto riconoscimenti.
“Mister Universo” di Tizza Covi e Rainer Frimmel ha ricevuto una menzione speciale per aver “toccato il cuore” della giuria. I personaggi che Covi e Frimmel, lei altoatesina e lui austriaco noti soprattutto per “La pivellina”, lasciano il segno negli spettatori, dal giovane domatore del circo depresso perché le sue bestie invecchiano al mitico Mister Universo che gli aveva regalato un amuleto, passando per lo scimpanzé attore che aveva interpretato “Bingo Bongo” con Celentano e “Phenomena” di Dario Argento. Tra i Cineasti del presente un premio speciale all’italiano “The Challenge” di Yuri Ancarani, sguardo molto estetizzante sulle assurdità della vita in Quatar, tra falconieri allenano i loro predatori a cacciare piccioni nel deserto e sceicchi che trasportano leopardi in Lamborghini. Un premio, tra i Pardi di domani, anche al cortometraggio “Valparaiso” di Carlo Sironi, su una donna straniera incinta chiusa in un centro di identificazione di Roma in attesa di essere rispedita nel paese d’origine. Prevedibile infine il premio del pubblico, riservato ai lungometraggi proiettati in Piazza Grande, al toccante e arrabbiato “I, Daniel Blake” di Ken Loach, già Palma d’oro a Cannes.
Nicola Falcinella

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