Al singaporiano “A Land Imagined” il Pardo d’oro di Locarno 71

Ancora l’Asia. Per la quarta volta nelle ultime cinque edizioni del Locarno Festival, il Pardo d’oro va, con pieno merito, a un Paese dell’Estremo Oriente. Mentre l’Italia, che aveva in lizza “Menocchio” di Alberto Fasulo, resta a bocca asciutta e sono parecchie le donne premiate in tutte le sezioni. La giuria presieduta dal regista cinese Jia Zhang-ke (Leone d’oro a Venezia per “Still Life”) e comprendente le italiane Isabella Ragonese e Tizza Covi ha laureato “A Land Imagined” di Yeo Siew Hua proveniente da Singapore, anche premio della giuria dei giovani.
La premiazione si svolge stasera alle 21, seguita dalla proiezione di “I Feel Good” del duo francese Benoit Delépine e Gustave Kervern con un inedito Jean Dujardin.
Il vincitore è un film bello e originale, una rilettura del “Chinatown” di Roman Polanski tra David Lynch e Wong Kar-Wai, un poliziesco tra onirismo ed eleganza. Un ispettore insonne indaga sulla scomparsa di due operai nei grandi cantieri che stanno cambiando l’aspetto del Paese asiatico. Il regista al secondo film, nove anni dopo “In the House of Straw”, riesce a rendere la solitudine dei suoi personaggi, il senso di turbamento di fronte alle trasformazioni urbanistiche e denunciare la privazione dei diritti ai lavoratori immigrati. Il premio speciale della giuria è andato a “M” di Yolande Zauberman, autrice di un forte documentario sulle molestie e le violenze sessuali dentro una comunità ebraica ultra-ortodossa. Pardo per la miglior regista alla cilena Dominga Sotomayor per “Tarde para morir joven”, una storia d’amore estiva in un villaggio andino tra Natale e Capodanno e con uno sfondo politico, perché siamo nel 1990, poco dopo la fine della dittatura di Pinochet.
Il coreano Hong Sang-Soo, vincitore del Pardo nel 2015 con “Right Now, Wrong Then”, ha portato il divertente e toccante “Hotel by the River”, il film più bello del concorso, ha ottenuto il Pardo per il miglior attore a Ki Joobong. È l’anziano poeta in vacanza sul fiume Han che riceve la visita dei due figli e incontra una coppia di giovani donne. Insieme un addio e un’apertura alla vita, tra arte e sentimenti, venata di ironia ed emozioni intense. Premio per la migliore attrice all’esordiente romena Andra Guti per “Alice T.” di Radu Muntean. Uno dei lavori più attesi del concorso, si conferma un solido dramma della scuola di Bucarest, forse non dirompente ma efficace nel ritrarre un’adolescente adottata che fa di tutto per stare al centro dell’attenzione e, quando rimane incinta, compie scelte spiazzanti. Menzione speciale per l’inglese “Ray & Liz”, opera prima dell’inglese Richard Billingham, ritratto senza tante concessioni di una famiglia disfunzionale negli anni ’80.
Senza premi l’originale “La flor” di Mariano Llinàs, il film argentino di 14 ore diviso in sei episodi che omaggiano la storia del cinema e con quattro attrici – Elisa Carricajo, Pilar Gamboa, Valeria Correa e Laura Paredes – che avrebbero meritato un riconoscimento.
La giuria giovani ha segnalato anche il turco “Sibel” di Cagla Zencirci e Guillaume Giovanetti, premiato anche dalla giuria ecumenica e dalla stampa Fipresci. Il personaggio del titolo è una ragazza muta che si esprime a fischi e rifiuta le usanze di un villaggio dove i matrimoni sono combinati.
Nel concorso Cineasti del presente, riservato alle opere prime e seconde, vittoria per l’austro-libanese “Chaos” di Sara Fattahi, con le emozioni e i ricordi frammentati di una rifugiata siriana a Vienna. Premio per il miglior emergente al turco Tarik Aktas per “Dead Horse Nebula”, criptico (il protagonista è sempre lo stesso in tutti i diversi momenti temporali, ma non è molto chiaro) ma molto interessante con alcune sequenze di grande impatto. Premio speciale a “Closing Time” della svizzera Nicole Vogele che racconta serate di un centro commerciale a Taipei all’ora di chiusura, dentro un contesto climatico quasi apocalittico. Alla stessa sezione appartiene il buon austriaco “Alles ist gut” di Eva Trobisch premiato come migliore opera prima.
Le contraddizioni della Cina in “The Fragile House” di Lin Zi, storia di una famiglia che vive al di sopra delle proprie possibilità filmata cambiando formato delle immagini nelle diverse scene.
Il pubblico di Piazza Grande ha votato “BlacKkKlansman” di Spike Lee, esplosiva commedia anti-razzista già Gran Prix della giuria a Cannes che arriverà in Italia il 27 settembre. L’altro premio per le pellicole presentate nell’arena all’aperto, assegnato dalla rivista Variety, è andato allo svizzero “Le vent tourne” di Bettina Oberli con Melanie Thierry: un discreto melodramma alpino, protagonista una giovane coppia di allevatori idealisti turbata dall’arrivo dell’ingegnere che deve installare la pala eolica che dovrebbe coronare il loro sogno. Apprezzata anche la coproduzione italo-ticinese “L’ospite” di Duccio Chiarini (noto per “Short Skin”), insieme commedia sentimentale e ritratto generazionale della precarietà affettiva e lavorativa con Daniele Parisi e Silvia D’Amico. Domani in programma le repliche dei premiati (www.locarnofestival.ch), mentre una selezione sarà a Milano dal 19 al 27 settembre nella rassegna dei film di Venezia e di Locarno.
Ora l’attesa si sposta sull’annuncio, previsto entro fine mese, del direttore o della direttrice che succederà a Carlo Chatrian, che, dopo sei edizioni, lascia per andare a dirigere il Festival di Berlino dal 2020.
Nicola Falcinella

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