La grande guerra

Una guerra combattuta negli anni nei quali il cinema stava diventando adulto: gli anni ’10 del ‘900 erano il momento dell’affermarsi delle sale permanenti, di produzioni sempre più ambiziose, dei primi lungometraggi e di un linguaggio sempre più articolato. La Prima guerra mondiale è stato così il primo conflitto a essere raccontato in tempo reale. Esiste una vasta produzione di film che raccontano e rievocano quelle vicende, come pure esiste un abbondante materiale fotografico. Le riprese effettuate dagli operatori degli eserciti portarono per la prima volta la guerra nelle città, tra chi stava a casa, che in questo modo poteva vedere alcune fasi dei combattimenti ed essere informato. Molto in piccolo, si trattava della nascita della moderna società dell’informazione e dell’influenza delle notizie e delle immagini sull’opinione pubblica.

Le vicende della guerra sono state poi riprese in decine di film successivi, fino a oggi. Accanto a qualche pellicola di propaganda e vari documentari, il tema ha spesso ispirato i registi, anche se in misura minore e per molte ragioni diverse, in confronto al secondo conflitto mondiale.

Così il cinema è lo strumento più adatto per ricordare, capire e rielaborare la Grande guerra in occasione del centenario.

Tra i titoli significativi se ne possono individuare almeno un centinaio. Alcuni molto noti diventati classici, altri più rari o meno conosciuti. Titoli immancabili sono “La grande guerra” (1959) di Mario Monicelli con il duo Sordi – Gassman o “Uomini contro” (1970) di Francesco Rosi con Gian Maria Volonté o “Orizzonti di gloria” di Stanley Kubrick. Film che hanno affrontato pagine di storia rimosse o dimenticate, contribuendo a dare ai combattimente una valenza più umana e meno legata ai gesti eroici, mostrando anche la ferocia degli ufficiali dei diversi eserciti, pronti a far morire i loro stessi sottoposti.

Anche nell’avvicinarsi del centenario sono stati realizzati diversi lavori, in Italia e all’estero. Si va dal bel film a episodi “I ponti di Sarajevo” a “Torneranno i prati” di Ermanno Olmi (che già aveva realizzato “I recuperanti” nel ’70) o “The Water Diviner” di Russell Crowe esordiente come regista, che torna alla sanguinosa battaglia di Gallipoli già capolavoro “Gli anni spezzati” (1982) di Peter Weir con Mel Gibson, e “Il padre” di Fatih Akin. Nel panorama italiano ci sono anche i piccoli “Fango e gloria” di Leonardo Tiberi sul “Milite ignoto” e la commedia drammatica “Soldato semplice” di e con Paolo Cevoli.

Molti dei film hanno uno spirito pacifista quando non antimilitarista, come quelli di Kubrick e Rosi che furono anche proibiti, o “E Johnny prese il fucile” (1971) di Dalton Trumbo. Ci sono le due versioni di “Addio alle armi”: quella del ’32 di Frank Borzage e la più conosciuta di Charles Vidor del ’57. Due pure le versioni del “J’accuse”, entrambe realizzate da Abel Gance, una muta nel 1919, l’altra sonora del 1938.

Altri titoli vanno da “La grande parata” di King Vidor all’animazione “Porco rosso” di Hayao Myiazaki a “Il sergente York” di Howard Hawks con Gary Cooper, realizzato nel ’41 con funzione di propaganda, ma antinazista e filointerventista. Senza dimenticare “Charlot soldato” di Charlie Chaplin.

Seppure non di argomento bellico, nella breve panoramica non va tralasciato “Rapsodia satanica” (1917) di Nino Oxilia, regista che andò in guerra poco dopo aver terminato il film e morì sul monte Grappa, con la diva Lyda Borelli.