Il film svedese “Gräns – Border”, diretto dall’iraniano Ali Abbasi, ha vinto il Premio Un certain regard, sezione parallela al concorso del Festival di Cannes. La giuria presieduta da Benicio Del Toro l’ha preferito agli altri 17, compreso “Euforia” di Valeria Golino che non ha ricevuto riconoscimenti. Il premio per la sceneggiatura è stato assegnato a “Sofia”, esordio della marocchina Meryem Benm’Barek, una delle sorprese della sezione insieme al belga “Girl” di Lukas Dhont che ha fruttato il premio per l’interpretazione a Victor Polster. Due storie di adolescenti alle prese con passaggi importanti e scelte difficili. Durante un pranzo con amici di famiglia, che dovrebbero aiutare il padre nell’impiantare un’azienda agricola ad Agadir, Sofia scopre di essere incinta e prossima al parto. Partorisce in ospedale dove riconoscono la negazione della maternità e le concedono 24 ore per dichiarare, in base alla legge rispetto ai bambini nati fuori dal matrimonio, il nome del padre. Deciderà di indicare un giovane uomo incontrato una volta, che si era mostrato comprensivo e gentile con lei. Un film che si farebbe apprezzare anche solo per la capacità di sintesi rispetto agli sbrodolamenti di troppi film del festival. La regista mostra una ragazza fin troppo consapevole e calcolatrice, capace di conservare un segreto, racconta le ambizioni di una famiglia che possono venire sopra il resto, ma anche il maschilismo e la violenza che si annidano nella società marocchina. Molto brava e credibile la protagonista Sara Elmhamdi, mentre i genitori sono interpretati da Lubna Azabal e dal regista Faouzi Bensaidi. Un premio anche per il cinema arabo, che ha portato a Cannes una bella rappresentanza. In “Girl” Lara ha 16 anni, sogna di diventare una ballerina e, soprattutto, ha scelto di diventare una ragazza: la attendono mesi difficili, di lavoro, sacrificio, dolori, dubbi e attese.
Doveroso il premio per la regia all’ucraino Sergei Loznitsa per “Donbass”, film potente che avrebbe ben figurato nel concorso principale. Storie tragiche legate tra loro nell’Ucraina di oggi raccontate con crudezza e senso del grottesco.
Infine premio speciale della giuria all’impegnato protoghese-brasiliano “Chuva é cantoria na aldeia dos mortos – The Dead and the Others” di Joao Salaviza e Renée Nader Messora, storia di un giovane indigeno Kraho dell’Amazzonia che deve occuparsi del funerale del padre.
Nicola Falcinella
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