A Peter Mullan il premio speciale per i 30 anni della Settimana della critica di Venezia

Festeggerà il traguardo della 30° edizione la Settimana internazionale della critica, in programma dal 2 al 12 settembre, la sezione indipendente della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia riservata alle opere prime. Lo farà anche con il Premio speciale Sic 30 all’attore e regista britannico Peter Mullan, votato dagli iscritti del Sindacato nazionale critici cinematografici italiani che organizza la Settimana, come miglior esordio di questo trentennio per il suo “Orphans”, presentato nel 1998. Nello stesso anno, Mullan aveva vinto la Palma d’oro per la sua prova in “My Name Is Joe” di Ken Loach. “Orphans” sorprese pubblico e critica con un “gioco al massacro” venato di humour nero, una crudele cronaca familiare che vede quattro fratelli adulti e tutt’altro che affiatati riunirsi a Glasgow per piangere la morte della madre. Il film verrà proiettato di nuovo giovedì 3 settembre  a Venezia come Evento speciale d’apertura della Sic e Mullan sarà al Lido per accompagnare il film e incontrare il pubblico e la stampa.

Nella cinquina dei film più votati dai critici, accanto al vincitore, figurano “Desordre” di Olivier Assayas (1986), “Mondo Grua” di Pablo Trapero (1999), “Tutta colpa di Voltaire” di Abdellatif Kechiche (2000) e “La ragazza del lago” di Andrea Molaioli (2007).

Tra gli autori scoperti dalla sezione fondata nel 1984 da Lino Miccicché e vincitori del Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima Luigi De Laurentiis, ci sono Abdellatif Kechiche (La faute à Voltaire, 2000), Dylan Kidd (Roger Dodger, 2002), Ismaël Ferroukhi (Le grand voyage, 2004), Gianni Di Gregorio (Pranzo di ferragosto, 2008), Guido Lombardi (Là-bas, 2011), Ali Aydın (Muffa, 2012) e Noaz Deshe (White Shadow, 2013).

Molti altri gli aitori che alla Settimana hanno iniziato la carriera o portato film memorabili: Kevin Reynolds (“Fandango”, 1985),  Carlo Mazzacurati (“Notte italiana”, 1987), Paolo Benvenuti (“Il bacio di Giuda”, 1988), Bruce Weber (“Let’s Get Lost”, 1988), Pedro Costa (“O sangue”, 1989), Sergio Rubini (“La stazione”, 1990), Cédric Kahn (“Bar des rails”, 1991), Bryan Singer (“Public Access”, 1993), Harmony Korine (“Gummo”, 1997), Roberta Torre (“Tano da morire”, 1997), Vincenzo Marra (“Tornando a casa”, 2001), Salvatore Mereu (“Ballo a tre passi”, 2003), Dito Montiel (“A Guide to Recognizing Your Saints”, 2006), Alix Delaporte (“Angèle et Tony”, 2010) fino a Matteo Oleotto (“Zoran, il mio nipote scemo”, 2013).

Nato nel 1959 a Glasgow, Peter Mullan inizia a recitare nel teatro cittadino all’età di dieci anni. Diventa membro della Wildcat Theatre Company e poi comincia a lavorare al Glasgow Tron Theatre. Partecipa a film come “Riff Raff” e “My Name Is Joe” di Ken Loach, “Piccoli omicidi tra amici” e “Trainspotting” di Danny Boyle, “Miss Julie” di Mike Figgis, “Le bianche tracce della vita” di Michael Winterbottom, “Harry Potter e i doni della morte” di David Yates, “Tirannosauro” di Paddy Considine, “War Horse” di Steven Spielberg e a serie tv come “The Fear”, “Top of the Lake” e “Olive Kitteridge”.

Come regista ha diretto numerosi corti (tra cui i pluripremiati “Good Day for Bad Guys” e “Fridge”) e tre lungometraggi: Orphans (1998), “Magdalene” (2002, Leone d’oro alla Mostra di Venezia) e Neds (2010, miglior film al Festival di San Sebastian).

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