“Studio Ghibli”: il libro che mancava

Nel panorama dell’editoria italiana mancava un libro sullo Studio Ghibli, la casa di produzione fondata da Hayao Miyazaki e Isao Takahata che ha cambiato il cinema d’animazione, non solo giapponese. La lacuna è colmata ora con la pubblicazione di “Studio Ghibli. L’animazione utopica e meravigliosa di Miyazaki e Takahata” di Enrico Azzano e Andrea Fontana da parte di Bietti Heterotopia (283 pagine, 20 euro). Una ricostruzione e un’analisi appassionate della storia dello studio, che va a integrare e collocare le diverse monografie esistenti dedicate al suo esponente più conosciuto, il premio Oscar per “La città incantata”.

I testi sono impreziositi dall’appassionata introduzione del grande animatore russo Jurij Norštejn (“Il riccio nella nebbia”, “Il racconto dei racconti”, “L’airone e la gru”) che ricorda il suo incontro con questo mondo lontano dal suo e alcuni aneddoti illuminanti. Pagine che, da sole, meriterebbero l’acquisto del libro.

Il Ghibli nacque proprio 30 anni fa, nel giugno 1985, sulla spinta del successo del lungometraggio “Nausicaa nella Valle del vento” (1984) di Miyazaki. Il nome derivava da un vecchio modello d’aereo dell’italiana Caproni, il bimotore Ca. 309 Ghibli, del quale Miyazaki è appassionato: non a caso il pioniere dell’aviazione Gianni Caproni rappresenta il mito di Jiro Horikoshi, protagonista di “Si alza il vento” con il quale il regista ha dato l’addio al cinema. Il libro arriva in un momento particolare dello studio, mentre finisce un’epoca, il punto di passaggio con i fondatori praticamente a fine carriera e con un rinnovamento necessario. Al futuro guardano i due autori del volume che nella loro panoramica prendono in considerazione anche gli eredi, da Hiromasa Yonebayashi (“Arietty”) a Goro (“I racconti di terramare” e “La collina dei papaveri”), figlio di Miyazaki anche se il confronto con il padre è improbo. La parte più corposa della pubblicazione sta nel ripercorrere la storia dello studio e nell’esame dell’opus dei due grandi nomi, Miyazaki a cura di Azzano e Takahata (meno noto da noi) per la penna di Fontana. Gli autori partono dai maestri dell’animazione giapponese, come Yasuji Mori, seguono la crescita della tecnica dal secondo dopoguerra in avanti in case di produzione come Toei, analizzano l’ambiente culturale dove emergono e si impongono le due figure che diventeranno chiave. Miyazaki e Takahata prima del Ghibli, quando già nei primi lavori (anche per le serie tv) emergeva la poetica che li avrebbe mossi più tardi, e poi nelle opere più conosciute e celebrate (per Takahata “La storia della principessa splendente” del 2013).

Una ricerca molto approfondita e dettagliata e una riflessione sull’animazione in senso più largo, dalla quale non può prescindere chi si occupa di cinema animato. Oltre alla presenza di una filmografia ragionata completa e agli interventi di altri studiosi di cinema orientale, è molto interessante la sezione degli “Sguardi” con fumettisti e animatori italiani che guardano i maestri giapponesi. C’è pure un saggio di Mariuccia Cotta su “Walt e Hayao”, distanze e assonanze di due visionari, Disney e Miyazaki, più vicini di quanto sembri, basti guardare alle somiglianze tra Chihiro e Alice.

Nicola Falcinella

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