Primi premi al Festival di Cannes e nessuno per l’Italia, che ha presentato ben sei film tra le diverse sezioni, tutti di buon livello, ma non ha ottenuto nessun riconoscimento. E di certo non lo otterrà domani sera, non avendo titoli tra i 21 in corsa per la Palma d’oro.
Vittoria meritata in Un certain regard per il finlandese “The Happiest Day In The Life of Olli Maki” di Juho Kuosmanen, quasi un poema in bianco e nero che antepone l’amore alla carriera.
Un film di boxe assai anomalo, protagonista il pugile Olli Maki, un panettiere di campagna che nell’agosto 1962 si trova a combattere nel primo incontro valido per un campionato mondiale professionista sul suolo finlandese. Un appuntamento molto atteso dai tifosi e dai media, avversario il campione in carica americano. Oltre alla forza e all’esperienza del rivale, la preparazione è complicata e soprattutto per l’amore nascente per la bella e defilata Raija. Un sentimento tra due timidi che non amano fare troppo i protagonisti. Il pugilato, tra allenamenti e match, è poco presente, filmato dall’esterno del ring, da lontano, se non per la sequela di colpi del set decisivo. Il regista usa un bianco e nero che astrae la vicenda e la ammanta di leggerezza. Gli interpreti hanno le facce giuste, il regista segue più i tempi del cuore che quelli dei pugni e fa centro. Un film delicato che merita una distribuzione.
Il Gran Prix è andato a “Fuchi ni tatsu – Harmonium” del giapponese Fukada Koji, il premio per la regia a Matt Ross per “Captain Fantastic” con Viggo Mortensen, premio per la sceneggiatura alle sorelle Delphine e Muriel Coulin per “Voir du Pays – The Stopover” e premio speciale all’animazione “La tortue rouge” dell’olandese Michael Dudok De Wit.
Tra i premi non ufficiali, quello dei critici Fipresci è andato al tedesco “Toni Erdmann” di Maren Ade per il concorso, al duro romeno “Caini – Dogs” di Bogdan Mirica per Un certain regard e al franco-belga “Grave – Raw” di Julia Ducournau per le sezioni parallele. La giuria ecumenica ha invece laureato il canadese “Juste la fin du monde” di Xavier Dolan, il ventisettenne talento al sesto film già autore di “Mommy”. Menzioni ad “American Honey” di Andrea Arnold e “I, Daniel Blake” di Ken Loach.
La Quinzaine des realisateurs ha premiato con il Label Europa Cinemas “Mercenaire” di Sacha Wolff, con l’Art Cinema Award “Wolf and Sheep” di Shahrbanoo Sadat e con il Prix Sacd “L’Effet aquatique – The Together Project” di Sólveig Anspach, cineasta islandese scomparsa pochi mesi fa.
Annunciati anche i premi della Semaine de la critique, riservata alle opere prime e seconde: allo spagnolo “Mimosas” di Oliver Laxe il Nespresso Grand Prize, al cambogiano “Diamond Island” di Davy Chou il Sacd Award, al turco “Albüm” di Mehmet Can Mertoğlu il France 4 Visionary Award e all’israeliano “One Week and a Day” di Asaph Polonsky il Gan Foundation Award.
Nicola Falcinella
Primi premi a Cannes: Dolan, Ade e un sorprendente poema dalla Finlandia

0
Facebook
Twitter
Pinterest
LinkedIn
Email
More from Nicola Falcinella
“Non essere cattivo”: già finita la corsa all’Oscar
Vittime illustri, compreso il concorrente italiano, al primo sfalcio verso l’Oscar per...
Read More