72° Mostra di Venezia al via, tra novità e possibili sorprese

mostra cinema manifesto 2015

Sarà la Venezia delle sorprese? Così un mese fa l’aveva definita il direttore Alberto Barbera sottolineando i tanti nomi nuovi in concorso e anche i non molti film davvero attesi dal grande pubblico. Meno soliti noti e più incognite per una 72° edizione che ha il grande favorito in Aleksandr Sokurov, già vincitore con “Faust”, con “Francofonia”, ambientato al Louvre sotto occupazione nazista.

Dopo la sontuosa preapertura con Orson Welles, con le ritrovate sequenze de “Il mercante di Venezia” e “Otello” restaurato, l’apertura è promettente con “Everest” di Baltasar Kormakur (“Cani sciolti”), fuori concorso. Kolossal girato in parte anche in Alto Adige su una vera spedizione himalayana finita in tragedia nel 1996 e grande cast: Jason Clarke, Josh Brolin, John Hawkes, Robin Wright, Michael Kelly, Sam Worthington, Keira Knightley, Emily Watson e Jake Gyllenhaal. La competizione per il Leone d’oro allinea invece 20 titoli, tra i quali quattro italiani, oltre a “Francofonia”. Dal veterano Marco Bellocchio, già Leone d’oro alla carriera ma uscito più volte sconfitto dalla Mostra (anche tra le polemiche, come accadde al tempo di “Buongiorno, notte”), al debuttante Piero Messina passando per un grande appartato come Giuseppe M. Gaudino e il discontinuo Luca Guadagnino. Bellocchio torna a Bobbio per “Sangue del mio sangue” con molti dei suoi attori (Roberto Herlitzka, Pier Giorgio Bellocchio, Lydiya Liberman, Fausto Russo Alesi, Alba Rohrwacher, Federica Fracassi, Filippo Timi); Gaudino torna quasi due decenni dopo “Giro di lune” con “Per amor vostro” con Valeria Golino, Massimiliano Gallo e Adriano Giannini; per “A Bigger Splash” Guadagnino ha chiamato Tilda Swinton, Ralph Fiennes, Matthias Schoenaerts, Dakota Johnson e Corrado Guzzanti; il debuttante Messina, già premiato per i suoi corti e aiuto di Paolo Sorrentino, racconta un’attesa con Juliette Binoche.

Tra gli americani incuriosisce parecchio “Heart of a Dog” della debuttante di lusso Laurie Anderson. Ci sono poi “Beasts of no Nation” di Cary Fukunaga con Idris Elba e “The Danish Girl” di Tom Hooper (“Il discorso del re”) con Eddie Redmayne, Alicia Vikander, Amber Heard, Sebastian Koch, Ben Whishaw, Matthias Schoenaerts. Ed “Equals” di Drake Doremus con Kristen Stewart, Nicholas Hoult, Guy Pearce e Jacki Weaver, mentre Charlie Kaufman con Duke Johnson torna alla ribalta con l’animazione “Anomalisa” e le voci di Jennifer Jason Leigh e David Thewlis.

Il canadese Atom Egoyan propone “Remember” con Christopher Plummer, Martin Landau, Dean Norris e Bruno Ganz. Tra i grandi anche il polacco Jerzy Skolimowski con “11 minutes” e l’israeliano Amos Gitai, che in “Rabin, The Last Day” racconta la morte del premier che cercò la pace con i palestinesi e fu ucciso da un estremista. Ancora l’argentino Pablo Trapero con “El clan”, storia dalla dittatura nel suo paese, e l’australiano “Looking for Grace” di Sue Brooks. Torna al Lido il francese Xavier Giannoli con “Marguerite” con Catherine Frot e completano il concorso il documentario cinese “Behemoth” di Zhao Liang, il turco Emin Alper con “Abluka – Frenzy”, il sudafricano Oliver Hermanus con “The Endless River”, il venezuelano “Desde allà” di Lorenzo Vigas (tra le possibili sorprese) e il francese “L’hermine” di Christian Vincent.

Molto ricca la pattuglia Fuori concorso, dai due documentari sull’Ucraina (uno firmato dal grande Sergej Loznitsa) a “Go With Me” di Daniel Alfredson con Anthony Hopkins, da “De Palma” di Noah Baumbach e Jake Paltrow sul grande Brian che riceverà il premio Jaeger, al postumo e atteso “Non essere cattivo” di Claudio Caligari, oppure “Black Mass” di Scott Cooper che riporterà in laguna Johnny Depp, il documentario “In Jackson Heights” di Frederick Wiseman, “L’esercito più piccolo del mondo” di Gianfranco Pannone sulle guardie svizzere in Vaticano e “La calle de la Amargura” del messicano Arturo Ripstein.

Il regista francese Bertrand Tavernier riceverà il Leone alla carriera accompagnato dalla riproposizione de “La vie et rien d’autre”.

Tanti nomi nuovi anche in Orizzonti, dove ci sono l’algerino Merzak Allouache con “Madame courage” e Renato de Maria con “Italian Gangsters” sulla malavita milanese romantica dagli anni ’40 ai ’70.

Infine le due sezioni indipendenti e parallele, Giornate degli autori e Settimana della critica. La prima ha come sempre un programma molto articolato, dall’italiano “Arianna” di Carlo Lavagna al cileno “La memoria del agua” di Matias Bize, da “Viva la sposa” di e con Ascanio Celestini al cinese “Underground Fragrance” di Pegfei, già assistente di Tsai Ming-Liang, e molto altro. La seconda festeggia la trentesima edizione con una preapertura, il cinese “The Family” di Shumin Liu che con le sue quasi cinque ore di durata è il più lungo della Mostra, e il premio a Peter Mullan per “Orphans” votato dai critici italiani come il miglior film d’esordio nelle precedenti 29 edizioni. La sezione si compone di solo sette film, tutte opere prime da Portogallo, Turchia, Nepal, Australia, Singapore, Gran Bretagna e l’italo-romeno “Banat” di Adriano Valerio. La chiusura fuori gara è affidata a “Bagnoli Blues” del napoleano Antonio Capuano scoperto dalla Sic nel ’91 con “Vito e gli altri”.

Nicola Falcinella

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