Festival di Cannes: “Bacalaureat” di Cristian Mungiu, un solido dramma familiare

Torna in concorso a Cannes il romeno Cristian Mungiu, già Palma d’oro per “4 mesi, 3 settimane, 2 giorni”, e dà uno scossone al festival. “Bacalaureat – Graduation” è uno dei più convincenti e si candida per un premio importante. Una vicenda familiare raccontata nell’arco di pochi giorni, con una tensione crescente e il finale che lascia lo spettatore a interrogarsi caratteristico del cineasta. È mattina, un sasso colpisce un vetro della finestra del soggiorno di Romeo, medico separato in casa con Magda, e lo sveglia mentre dorme sul divano. Fuori ci sono cantieri, ma non vede nessuno. Più tardi accompagna in auto la figlia diciottenne Eliza a scuola: mancano pochi giorni agli esami di maturità e i loro pensieri sono tutti rivolti al dopo. La famiglia vuole che all’università all’estero, a Cambridge: ha due offerte di borse di studio, ma deve diplomarsi con una media altissima. Il tempo di attraversare la strada, la ragazza subisce un’aggressione con rapina e tentata violenza. Lo shock è forte per tutti, ma ciò che conta è sostenere gli esami. Eliza, deconcentrata, non fa bene la prima prova d’esame e, per integrarla e alzare il voto, serve cercare l’intervento di qualcuno potente. Intanto la bella amante di Romeo, che ha già un figlio piccolo, ha ritardo del ciclo mestruale. Tra il preside e un vicesindaco che aspetta un trapianto di rene ed è intercettato dagli investigatori, il giro si allarga. Come in un domino, un tassello cade e ne muove un altro, facendo precipitare nel baratro Romeo, che aveva fama di medico onesto. Molto bella la scena del parco con il protagonista insieme al bambino e il dilemma su come reagire alle prepotenze e alle ingiustizie senza mettersi sullo stesso piano altrui. Un film solido, compatto, ambientato in una cittadina di provincia e coprodotto dai fratelli Dardenne. Questioni morali che riguardano la famiglia e il potere, ricorrenti nel cinema romeno, portate fino in fondo, senza fare sconti, né ai personaggi, né a chi guarda. Uno dei migliori film della competizione.
In Un certain regard, è buono l’iraniano “Varoonegi – Inversion” di Behnam Behzadi. Anche qui una famiglia che va in crisi per una somma di fattori interni ed esterni. L’inquinamento di Tehran è in aumento, l’aria è irrespirabile e aggrava le malattie delle persone anziane. Così la trentacinquenne Niloofar, che ha appena ereditato dal padre un laboratorio di sartoria, si trova costretta a lasciare la città per assistere la madre la cui salute è molto a rischio. Intanto il fratello Farhad e la sorella maggiore decidono di vendere il negozio per pagare un debito di lui. Preoccupata per le sue lavoratrici e intenzionata a far valere per una volta la propria personalità, la donna, sostenuta solo dalla nipote, cerca di farsi valere. Magari senza troppi guizzi, è un film coinvolgente con una figura femminile determinata ma senza ossessioni, un ritratto della città e delle crescenti difficoltà della vita nella metropoli.
Nicola Falcinella

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