Tanti nomi nuovi, esordienti ma non solo, incroci curiosi, maestri, riscoperte e tanto cinema di genere. Il 69° Festival del film di Locarno (www.pardo.ch), in calendario dal 3 al 13 agosto, ha presentato un programma al solito molto ricco e variegato, che conferma le sezioni consuete: la Piazza Grande, il Concorso internazionale, i Cineasti del presente per opere prime e seconde, Segnali di vita, Fuori Concorso, Pardi di domani, Oper Doors, Histoire(s) du cinéma, Cinema svizzero riscoperto con omaggio a Clemens Klopfenstein, film delle giurie, retrospettiva e tanti premiati. L’edizione è dedicata a Michael Cimino e Abbas Kiarostami, mancati da pochi giorni ed entrambi amici del festival: il primo fu Pardo d’onore un anno fa, il secondo ricevette nel 1989 uno dei premi che lo lanciò a livello internazionale e nel 2005 ricevette il riconoscimento alla carriera. Quest’anno il Pardo d’onore sarà consegnato al cileno Alejandro Jodorowsky, mentre il Pardo alla carriera andrà all’attore Mario Adorf, l’Excellence Award a Bill Pullman, un Tributo a Jane Birkin, il Vision Award ad Howard Shore, il premio Rezzonico al produttore David Linde, la presenza di Roger Corman come ospite della Filmmakers Academy. Retrospettiva “Amati e rifiutati” dedicata al cinema tedesco degli anni dal 1949 al ’63, l’epoca di Adenauer. Edgard Reitz sarà presidente della giuria cortometraggi Pardi di domani, Dario Argento di quella di Cineasti del presente e il messicano Arturo Ripstein del concorso internazionale (con lui ci saranno i cineasti Wang Bing e Rafi Pitts, l’attrice Kate Moran e il produttore Rodrigo Texeira).
Il consueto prefestival raddoppia: domenica 31 luglio “Lo chiamavano Trinità” (1970) di Enzo Barboni, omaggio a Bud Spencer, mentre martedì 2 agosto il kolossal svizzero “Gotthard” di Urs Egger che ricostruisce la costruzione del primo traforo ferroviario del Gottardo (l’aveva fatto anche Villi Hermann con “San Gottardo”, Pardo nel 1977).
Dal 3 il Festival vero e proprio entrerà nel vivo con le sue diverse sezioni e un’organizzazione arricchita dalla Rotonda del festival, ovvero il passaggio del luogo di ritrovo posizionato tra la piazza e il palazzetto Fevi dentro l’organizzazione della kermesse cinematografica. La Piazza Grande proporrà 14 titoli, alcuni di sicuro richiamo, altri che si annunciano come piacevoli scoperte, ma manca di nuovo un film italiano, con le produzioni nazionali che puntano soltanto alla vetrina di Venezia. Nel programma dell’arena “I, Daniel Blake” di Ken Loach, Palma d’oro a Cannes, “Jason Bourne” di Paul Greengrass, “Mohenjo Daro” dell’indiano Ashutosh Gowariker (il regista di “Lagaan”) e “Poesia sin fin” di Jodorowsly.
Tra i 17 in concorso, per l’Italia c’è la coproduzione austriaca “Mister Universo” di Tizza Covi e Rainer Frimmel. Poi i ritorni dell’egiziano Yousry Nasrallah con “Brooks, Meadows and Lovely Faces” e del portoghese João Pedro Rodrigues con “O ornitologo”, ancora “Scared Hearts” del romeno Radu Jude, “La idea de un lago” della svizzera-argentina Milagros Mumenthaler, già Pardo d’oro, e ben due film bulgari.
Cineasti del presente sarà aperto dall’atteso “I Had Nowhere to Go” di Douglas Gordon con il grande Jonas Mekas. Tra le altre opere prime, la coproduzione Svizzera-Italia “Il nido” di Klaudia Reynicke, “Pescatori di corpi” del varesino-ticinese Michele Pennetta e “The Challenge”, esordio di Yuri Ancarani.
Tra i grandi autori, saranno presenti “Beduino” del brasiliano Júlio Bressane in Segni di vita e “O cinema, Manoel de Oliveira e eu” del portoghese João Botelho, il mediometraggio “Festa” di Franco Piavoli e il corto “The Hedonist” di Jia Zhang-ke, fuori concorso. In questa sezione saranno presenti anche “L’amatore” di Maria Mauti su una Milano da scoprire, “La natura delle cose” di Laura Viezzoli, una storia di malattia, e “Une jeune fille de 90 ans” di Valeria Bruni Tedeschi e Yann Coridian che si cimentanto con la quarta età.
Nicola Falcinella
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