Nel giro di poco più di 24 ore se ne sono andate la cameriera di “Malizia” e la Gradisca. Due delle icone del cinema italiano, soprattutto degli anni ’70, nei quali interpretarono i ruoli che le hanno consacrate nell’immaginario collettivo. Laura Antonelli e Magali Noël erano da anni lontane dalla ribalta: se ne sono andate la prima ieri nella sua casa a Ladispoli, la seconda stamattina in una casa di riposo nel sud della Francia.
Laura Antonelli, vero nome Laura Antonaz nata il 28 novembre 1941 a Pola come Alida Valli, come lei bella di una bellezza rara e capace di turbare i sogni degli italiani. Il film di Salvatore Samperi del 1973 l’aveva trasformata in una celebrità e oggetto dei desideri, il seguito, “Malizia 2000” (1991), anziché rilanciarla, era stato l’inizio di una fine accelerata. Una quarantina di film per una carriera iniziata a fine anni ’50 con il Carosello, lei esule istriana a Napoli con la famiglia e per qualche tempo insegnante di educazione fisica. Viso d’angelo, trova la via del cinema a metà anni ’60, quando nel cinema italiano si sta evidenziando il filone erotico, sia nella commedia sia nel dramma, che sarà prevalente nel decennio successivo. La Antonelli recita in piccoli ruoli ne “Il magnifico cornuto” (1964) di Antonio Pietrangeli, “Le sedicenni” (1965) di Luigi Petrini e “Le spie vengono dal semifreddo” (1966) di Mario Bava con Franco e Ingrassia. Nel 1971 la moglie di Lando Buzzanca ne “Il merlo maschio”, il ruolo che le dà la prima popolarità. L’anno dopo interpreta “Trappola per un lupo” di Claude Chabrol, sul cui set conosce Jean-Paul Belmondo con il quale inizia una tribolata relazione. Nel ’73 è la cameriera sexy di “Malizia” che vuole farsi sposare dal ricco vedovo (Turi Ferro) che l’ha assunta: un successo di pubblico inatteso, un posto nei sogni più inconfessabili degli italiani ma anche il riconoscimento delle sue doti attoriali, con il Nastro d’argento e il Globo d’oro. Replica il Globo d’oro l’anno seguente con “Mio Dio come sono caduta in basso!” di Luigi Comencini. Altro film che punta sul suo essere appariscente è “Sessomatto” di Dino Risi dello stesso anno, ripreso un decennio dopo in “Sesso e volentieri”. La bravura dell’attrice tende a essere surclassata dalla sua sensualità: “Divina creatura” di Giuseppe Patroni Griffi è ricordato soprattutto per una scena di nudo per l’epoca di inusitata lunghezza. La chiama Luchino Visconti per il suo ultimo film, “L’innocente” (1976) dall’omonimo romanzo di Gabriele D’Annunzio accanto a Giancarlo Giannini. Lavora con altri grandi autori, come Mauro Bolognini in “Gran bollito” (1977) ed Ettore Scola in “Passione d’amore” (1981). Negli anni ’80 lavora ancora con Samperi e in diverse commedie, come il corale “Grandi magazzini” di Castellano e Pipolo (è la moglie del capo del personale che tenta di sedurre l’addetto alle pulizie Enrico Montesano), “Viuuulentemente mia” di Carlo Vanzina con Diego Abatantuono e “Rimini Rimini” di Sergio Corbucci. Nel 1991 è coinvolta in un caso di droga che avrà lunghi strascichi giudiziari, mentre come conseguenza di “Malizia 2000” dovrà subire interventi chirurgici che ne stravolgono il viso. Si ritira a vita privata chiedendo più volte di essere “dimenticata”, anche quando l’amico Lino Banfi chiede che venga ammessa ai benefici della legge Bacchelli.
Di genitori francesi, ma nata in Turchia nel 1932, Magali Noël inizio a lavorare in Francia a inizio anni ’50. Procace e fascinosa, fu scelta subito da registi di primo piano per ruoli significativi: “La grande razzia” di Henri Decoin (1954), “Rififi” di Jules Dassin (1955), “Le grandi manovre” di René Clair (1955) o “Eliana e gli uomini” di Jean Renoir (1956). Giunta in Italia, si trova a interpretare la femme fatale, anche a fianco di Totò in “Totò e Cleopatra”. Ne “La dolce vita” (1960) è Fanny, la ballerina francese del night. Fellini, che l’aveva diretta anche in “Satyricon”, la richiamò per “Amarcord” a sostituire Edwige Fenech, molto più giovane e non abbastanza prorompente per impersonare la procace donna romagnola.
La sua è stata una carriera di poco più di trenta film, interrotta negli anni ’80, salvo eccezioni quali “Regina coeli” (1999) di Nico D’Alessandria o “The Truth About Charlie” (2002) di Jonathan Demme. Tra gli altri, lavorò con Luciano Emmer, Claude Goretta e Costa-Gavras (“Z, l’orgia del potere”).
Nicola Falcinella