Il francese “Toril” vince il 35° Bergamo Film Meeting

Il thriller francese “Toril” di Laurent Teyssier ha vinto la Mostra concorso del 35° Bergamo Film Meeting, come sempre in base ai voti espressi dal pubblico in sala. Il secondo e il terzo premio sono andati allo svedese “Jätten – The Giant” di Johannes Nyholm e all’altro francese “Voir du pays” di Delphine e Muriel Coulin. Il primo è una favola con un uomo con una deformità rara che è un asso nel pétanque, le bocce provenzali. Un film giocato tra il realismo delle vicende che riguardano il protagonista Rikard e i suoi sogni con un gigante che diventa sempre più presente. La storia conta più della forma, ma l’ultima parte del film è intensa ed emozionante.
Tra i 14 lavori di Visti da vicino, il pubblico ha assegnato ex equo il premio di Miglior documentario al messicano “El charro de Toluquilla – The Charro of Toluquilla” di José Villalobos Romero e al tedesco “Als Paul über das Meer kam – When Paul Came over the Sea” di Jakob Preuss.
“Toril” è una storia di campagna, di terra, di debiti e di legami familiari, ambientata in una Camargue estiva. Un padre cerca di non perdere i terreni che la sua famiglia coltiva da generazioni e si ostina a vendere i proditti al mercato dove ha un deposito. Alla richiesta di cedere da parte dei creditori, tenta il suicidio e resta ferito. Il figlio minore Philippe (Vincent Rottiers, che era già in “Dheepan” ed è tra i giovani attori transalpini più lanciati) per salvare le terre cerca la strada più semplice e si caccia in un giro di traffico di cocaina più grande di lui che trasformerà in tragedia la vicenda e costringerà tutti ad accettare qualcosa che non volevano. Un’opera che era la migliore delle sette in lizza, che estremizza un qualcosa di molto presente nella nostra società, la perdita dei legami, la crisi e l’abbandono delle attività economiche tradizionali e il passaggio del denaro liquido nelle mani della criminalità. I soldi facili, sebbene rischiosi, contro una fatica non adeguatamente remunerata. L’esordiente Teyssier riesce a far parlare le persone i luoghi, a raccontare una storia dura senza patetismi e banalità usando anche gli elementi del thriller. Ha una piccola partecipazione come cattivo Gérard Meylan visto in diversi film di Robert Guédiguian, cui il Bfm dedicò una retrospettiva pochi anni fa, mentre Sabina Ouazani (“La schivata”) è Sonia, la ragazza di Philippe che contesta le sue scelte.
Il Bfm si è chiuso con un buon bilancio, una presenza di pubblico consolidata e tante proposte diversificate. Nel programma sono spiccati la personale Milos Forman, associata alla mostra di costumi da “Amadeus” e “Valmont”, che ha permesso di riscoprire diverse sue pellicole, e l’omaggio a Jean-Claude Carrière con la proiezione di 16 titoli da lui sceneggiati: da “Il fascino discreto della borghesia”, “Bella di giorno” e “Il fantasma della libertà” di Luis Bunuel a “Il tamburo di latta” e “L’inganno” di Volker Schlondorff, da “Danton” di Andrzej Wajda a “Milou a maggio” e “Le voleur” di Luis Malle al trittico comico “Rupture”, “Heureux anniversaire” e “Le soupirant” di Pierre Etaix.
In particolare la sezione “Europe, Now” ha messo in evidenza i talenti del greco Thanos Anastopoulos, con i suoi “Correction”, “I kori – The Daughter” e “L’ultima spiaggia”, e dell’islandese Dagur Kari. Di quest’ultimo, noto soprattutto per “Noi albinoi”, è stato presentato anche “Fusi – Virgin Mountain”, in uscita nelle sale tra pochi giorni. Una commedia malinconica con tocchi di tenerezza, storia di Fusi, un quarantatreenne corpulento, abitudinario, taciturno e chiuso in se stesso, che trasporta bagagli all’aeroporto e vive con la madre. Il suo passatempo preferito sono i giochi della Seconda guerra mondiale, in particolare alla battaglia di El Alamein. L’unica uscita serale è il venerdì, con la cena al vicino ristorante tailandese con l’identico menù ogni volta. L’incontro Sjofn, una donna dalla vita incasinata, a un corso di ballo country provoca uno sconvolgimento e porta l’amore a un uomo che era un bambino dentro un corpo troppo grande. Intanto entra nella sua vita Hera, la bambina di otto anni figlia dell’inquilino del piano di sotto che vuole giocare con lui, mentre il padre si insospettisce ingiustamente. Un ritratto delicato di un uomo che inaspettatamente scopre l’amore e fa di tutto per tenerselo e inizia a guardare in faccia ciò che aveva sempre temuto di affrontare. Una pellicola insieme asciutta e intrisa di sentimenti, con un personaggio che si sviluppa grazie alla straordinaria interpretazione di Gunnar Jonsson che arricchisce di sfumature il suo Fusi.
Nicola Falcinella

More from Nicola Falcinella
Cannes: la commedia nera di Dumont, la rabbia tenera di Loach
Le follie di Bruno Dumont e l’impegno sociale di Ken Loach nel...
Read More
Leave a comment