“I’m not your Negro” apre stasera il 27° Festival del cinema africano di Milano

Si apre stasera, con l’anteprima italiana di “I’m not your Negro” di Raoul Peck, il 27° Fcaaal – Festival del cinema africano, d’Asia e America Latina di Milano (www.festivalcinemaafricano.org) in programma fino a domenica 26. Dopo la nomination all’Oscar come miglior documentario e il passaggio al Festival di Berlino, nella sezione Panorama, la storica manifestazione milanese lancia l’uscita in Italia del film del regista haitiano di “Lumumba”, “Sometimes in April” e “Moloch Tropical”, già più volte suo ospite.
Il concorso lungometraggi “Finestre sul mondo” con dieci titoli dai tre continenti. Spicca “Félicité” del franco-senegalese Alain Gomis, premiato con il Gran Premio della giuria sempre all’ultimo Berlino. La storia di una donna congolese, la cantante Félicité, che combatte per la salute del figlio e per una vita dignitosa in una realtà complicata, senza arrendersi e con grande dignità. Sempre dalla rassegna tedesca arrivano altri due titoli interessanti, lo straniante e curioso buthanese “Honeygiver Among The Dogs” dell’esordiente Dechen Roder e il documentario “House in the Fields” della marocchina Tala Hadid. Rappresentati anche Venezuela, Sri Lanka, Egitto, Cuba, Tunisia (“Zaineb n’aime pas la neige” di Kaouther Ben Hania), Bangladesh e Perù.
Ancora il concorso cortometraggi africani, Extr’a Razzismo brutta storia con tanti titoli di produzione italiana o coproduzione, tra i quali: “Castro” di Paolo Civati, “Delta Park” di Karine De Villiers e Mario Brenta, “Ghetto PSA, di Rossella Schillaci, “Love Songs for a Genocide” di Giuseppe Carrieri, “The Runaway Bride – La sposa fuggitiva”, di Tommaso Cotronei e il corto “Il silenzio” di Farnoosh Samadi e Ali Asgari.
Tra le proiezioni speciali “My Hindu Friend” del brasiliano Héctor Babenco con Willem Defoe, che sarà al festival, e “L’étoile d’Alger” dell’algerino Rachid Benhadj.
Molti poi gli incontri, le mostre e gli eventi collaterali nelle diverse sedi della manifestazione.
Infine l’omaggio al noto scrittore e sceneggiatore cinese Liu Zhenyun (“Shou ji – Cell Phone” e “Back to 1942”), che sarà a Milano, con due film recenti da lui sceneggiati in prima italiana. Si tratta di “Someone To Talk To” (2016), esordio della regista Liu Yulin, e “I’m Not Madame Bovary” di Feng Xiaogang, regista con il quale Liu Zhenyun ha stretto un sodalizio da alcuni anni.
Il film di Peck parte dal saggio “Remember This House”, scritto nel 1979 dallo scrittore James Baldwin, n testo breve appassionato e pieno di osservazioni ancora attualissime, un compendio della storia e della rappresentazione degli afroamericani lungo un secolo, con grande capacità di associare, confrontare, sintetizzare o confutare. Peck affida a Samuel L. Jackson le parole di Baldwin ad accompagnare un serrato montaggio di immagini da telegiornali, trasmissioni tv, archivi privati, fotografie e una trentina di film. Ragionando intorno alle tre figure cardine di Medgar Evers, Malcom X e Marthin Luther King, morti assassinati giovani (rispettivamente nel 1963, 1965 e 1968), il documentario ripercorre l’immaginario sugli afroamericani, come è stato creato dalla fotografia, dal cinema e dalla tv, ribadisce il ruolo consolatorio svolto dai film dei bianchi, utilizzando titoli dagli anni ’30 al 1970, in modo provocatorio e stimolante. Un’operazione sicuramente molto complessa e ambiziosa, una sfida dal punto di vista culturale e sociale, mentre a livello cinematografico utilizza uno stile ben definito e codificato. Un lavoro che merita di essere rivisto e approfondito, meditato e discusso. Un documento sulla società americana, ma che riguarda quanto meno tutta la cultura occidentale.
Nicola Falcinella

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