Un manifesto che omaggia Orson Welles e un programma (www.torinofilmfest.org) ancora una volta molto ricco e stimolante. Il Torino Film Festival, ultima grande manifestazione della stagione italiana, si ripresenta da venerdì fino al 28 novembre per una 33° all’altezza della sua tradizione: quindici titoli in competizione, titoli importanti che arrivano da altri festival (su tutti “The Assassin” di Hou Hsiao-Hsien premiato per la regia a Cannes e al russo “Under Electric Clouds” di Alexey German jr), il Gran Premio Torino a Terence Davies che presenterà il nuovo “Sunset Song”, le scelte eclettiche e stimolanti del “guest director” Julien Temple, l’omaggio ad Augusto Tretti, una raffinata selezione di documentari, un ricordo di Chantal Akermann, le sperimentazioni della sezione Onde, una retrospettiva sulla fantascienza “Cose che verranno. La Terra vista dal cinema” e molto altro ancora.
Inaugura “Suffragette” di Sarah Gavron con Carey Mulligan e un cameo di Meryl Streep, donne che a inizio ‘900 lottano per il riconoscimento dei diritti. “As mil e uma noites – Arabian Nights” di Miguel Gomes, film fiume in tre parti tra Sherazade, la crisi portoghese, il cinema e la società odierna, è stato presentato alla Quinzaine di Cannes ed è uno dei grandi eventi della stagione.
In concorso si segnalano “La patota – Paulina” dell’argentino Santiago Mitre, il belga “Keeper” di Guillaume Senez, “John From” del portoghese Joao Nicolau. Dall’Italia “Mia madre fa l’attrice” di Mario Balsamo, altro lavoro ironico e personale, nel rapporto con la madre Silvana Stefanini, del regista già vincitore con “Noi non siamo come James Bond” e la curiosa fiaba sperimentale “I racconti dell’orso” degli esordienti Samuele Sestieri e Olmo Amato.
In Onde tante opere da scoprire e almeno un imperdibile: “Cemetery of Splendour” di Apichatpong Weerasethakul”, già a Cannes e uno dei film più magici dell’annata.
Tra i molti documentari, da segnalare il personale e toccante “Rabo de peixe” dei portoghesi Joaquim Pinto e Nuno Leonel e “Flotel Europa” di Vladimir Tomić, bosniaco rifugiato in Danimarca durante la guerra che racconta la vicenda della propria famiglia.
Davies, uno degli autori europei più originali, emerso negli anni ’80 con “Trilogia” (1983) e “Voci lontane… sempre presenti” (1988) e autore di “Il lungo giorno finisce” (1992), “Of Time and the City” (2008) e “The Deep Blue Sea” (2011), riceverà il premio giovedì 26 per la sua capacità di “mescolare malinconia e ferocia, ironia e disperazione”. Sunset Song, tratto dal classico della letteratura scozzese “Canto del tramonto” pubblicato nel 1932 da Lewis Grassic Gibbon, è la storia di Chris Guthrie, una ragazza forte e intelligente che, negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale, cresce nella campagna della Scozia in una famiglia dominata dal padre violento. Un film che parla di radici e di trovare la propria strada interpretato dalla star nascente Agyness Deyn e da Peter Mullan.
Una mini personale è quella a Sion Sono, già consacrato da una rettrospettiva dal Tff. Il regista giapponese ha realizzato cinque film nell’ultimo anno e ne presenta tre a Torino: “Shinjuku Swan”, “Tag” e “Love & Peace”. La sezione “Afterhours” propone film di genere da “The Forbidden Room” di Guy Maddin e Evan Johnson a “The Hallow” di Corin Hardy.
Chicche sparse sono il mai visto e ritrovato “Tragica alba a Dongo” (1950) di Vittorio Crucillà sulle ultime ore di Benito Mussolini, il restauro del capolavoro “West and Soda” di Bruno Bozzetto per il suo mezzo secolo, “Terrore nello spazio” di Mario Bava presentato da Nicholas Winding Refn.
Infine assente la classica retrospettiva monografica dedicata a un regista, ecco, curata da Emanuela Martini, una cavalcata entusiasmante nei territori della fantascienza più o meno riconosciuta, tra grandi classici e film quasi dimenticati. Una selezione che si diverte ad accostare 30 titoli in apparenza distanti (si va da “Mad Max a “Stalker”) e parte cronologicamente da “Things to come” (1936) di William Cameron Menzies, che dà anche il titolo alla rassegna, fino a “Crash” (1996) di David Cronenberg.
Tra i premi anche quello intitolato a Maria Adriana Prolo alla “mamma” del Free Cinema inglese Lorenza Mazzetti e il Cipputi alla carriera a Francesca Comencini.
Nicola Falcinella