Berlinale 70. I film italiani alla kermesse tedesca

Due i titoli italiani in concorso alla settantestima Edizione della Berlinale; “Favolacce'” di Damiano e Fabio D’Innocenzo, e “Volevo nascondermi” di Giorgio Diritti, annunciati oggi inconfeenza stampa dal neo direttore Carlo Chatrian.

“Favolacce” , opera seconda dei gemelli registi, classe 1988, rivelati due anni fa con ‘La terra dell’abbastanza’ che ebbe il battesimo internazionale proprio a Berlino nella sezione Panora,  è una favola nera ambientata nella periferia Sud di Roma, in una comunità di famiglie, dove cova un silenzioso e sottile sadismo, dei padri, la passività delle madri e la rabbia dei giovani, in un quotidiano drammatico.

“Volevo nascondermi” di Giorgio Diritti con Elio Germano è un Biopic dedicato al pittore emiliano Antonio Ligabue. Toni, figlio di una emigrante italiana, respinto in Italia dalla Svizzera dove ha trascorso un’infanzia e un’adolescenza difficili, vive per anni in una capanna sul fiume senza mai cedere alla solitudine, al freddo e alla fame. L’incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati è l’occasione per riavvicinarsi alla pittura, è l’inizio di un riscatto in cui sente che l’arte è l’unico tramite per costruire la sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo.

l’Italia però sarà presente anche con altri film in altre Sezioni ;  “Semina il vento” di Danilo Caputo sarà nella nella sezione Panorama. Ambientato tra alberi d’olivo e scenari industriali del tarantino, racconta una storia di ribellione e rinascita. Il film esplora il conflitto tra due modi di pensare e sentire la natura, quello di Nica, ereditato dalla nonna, e quello di Demetrio, figlio di un progresso industriale che ha disatteso le sue promesse.

“Nella casa dell’amore” di Luca Ferri sarà presentato nella Sezione Forum, giunta alla 50. Edizione. Dopo aver girato Dulcinea e Pierino, Luca Ferri ha terminato con questa ultima sua opera, la “Trilogia dell’Appartamento”. Tre film girati integralmente all’interno di tre ambienti domestici in altrettanti formati e modalità narrative. Protagonista de La casa dell’amore è Bianca Dolce Miele, di sesso femminile ma nata in un corpo maschile. Ha 45 anni, vive a Milano e dall’età di 16 anni di professione fa la prostituta. Da vent’anni anni è fidanzata con Natasha, una transessuale di origini giapponesi che vive temporaneamente nella loro casa di San Paolo, in Brasile, per questioni lavorative e familiari. Nonostante non si vedano da due lunghissimi anni, il loro legame rimane molto solido e la distanza non sembra averlo scalfito. Ed è questo il fulcro del documentario: una storia d’amore fatta di lunghe telefonate, attese, assenze immerse in una quotidianità scandita dagli incontri con i clienti, per lo più abituali, e dai rari ma fidati amici che popolano la sua abitazione e la sua vita.

‘Faith’ infine,  il nuovo film documentario di Valentina Pedicini sarà presentato invece alla Berlin Critics’ Week – Woche der Kritik. Il film approda a Berlino dopo il successo dell’anteprima mondiale al Festival di documentari IDFA di Amsterdam. La regista ha vissuto per lunghi mesi al fianco dei Monaci Guerrieri, ex campioni di arti marziali, che da vent’anni si preparano a combattere per il bene, tra preghiere notturne e allenamenti massacranti.
Ha condiviso la quotidianità di questa comunità di monaci cristiani che vive in un monastero isolato tra le colline italiane, praticando le discipline orientali.

Veronica Maffizzoli

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